PIGLIO

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Piglio si trova su di uno sperone del Monte Scalambra proteso a guisa di fuso nella sua forma allungata, verso la piana anagnina e limitato sui fianchi da due profondi canaloni che, isolandolo, lo rendono inespugnabile, disteso sulla cresta dello sperone, dominato dall’antico Castello, nel suo più’ alto vertice alla congiunzione alla falda superiore del monte, ed a dominio della strada, che risale dall’Altipiano di Arcinazzo, offrendo a chi arriva dalla Prenestina la sensazione di averlo già visto, o perlomeno sognato una volta nella propria vita” (dal Libro “Piglio” di Massimo Felli). E’ uno dei 377 Comuni del Lazio con 4746 abitanti (Pigliesi) ed una estensione di circa 35,1 Kmq.

E’ un paese le cui origini risalgono ancora prima del II secolo a.C. ed e’ situato a 621 mt. sul livello del mare. Conserva un aspetto medioevale, con i resti del grande Castello Colonna, un tempo punto strategico-militare a difesa dei punti di accesso alle Valli del Sacco e dell’Anione, ove avvenne lo scontro fra i legionari di Roma e le truppe di Annibale. Una curiosa leggenda sull’origine del suo nome narra che, Quinto Fabio Massimo (il Temporeggiatore), passando un giorno per queste terre e colpito da un forte vento, perdette il proprio elmo (in latino pileum) e chiese ad una suo soldato di raccoglierlo. Altri, invece, sostengono che il suo nome derivi da “pila”, pilastro, riferito al Castello per il punto strategico in cui sorgeva a difesa della Valle. Piglio appare per la priva volta nella storia con la Bolla di Urbano II, nel 1088, con il nome di Castrum Pilleum, ma molte vestigia di epoca romana si trovano sul suo territorio; le più note sono quelle della Villa di Mecenate in località “Fattora” (dove recentemente sono stati effettuati scavi archeologici da parte della, Soprintendenza ai Beni Architettonici della Regione Lazio con ritrovamento di bellissimi mosaici e di una statua in marmo) e quelle della Villa rustica di S. Eligio comunicante, tramite tunnel sotterraneo realizzato secondo il modello “opus romanus”, con il Convento dei Frati Minori di S. Giovanni Battista.

Nel medioevale Centro Storico, sviluppato secondo una particolare pianta a ferro di cavallo, sono da ammirare: la Chiesa di S. Rocco, con affreschi della Scuola Giottesca (recentemente rinvenuti al suo interno); il Convento di S.Lorenzo, costruito nel XII secolo. Nel suo interno si trova la grotta del Beato Andrea Conti, ispiratore del I Giubileo del 1300, un eremo al quale si accede avventurandosi in uno strettissimo passaggio nella roccia. Nell’XI secolo fu probabilmente proprietà della cattedrale di Anagni e alla fine del XII secolo passò alla famiglia Corrado di Antiochia e, successivamente, alla metà del XIV secolo, a seguito di resa, ne divenne proprietario Cola di Rienzo, popolano figlio di un taverniere romano, che combattè anche contro i feudi dei Caetani, degli Orsini e dei Colonna, dei quali intendeva stroncare il potere e ristabilire l’ordine in Italia. Nel 1501, Alessandro VI assegnò il feudo di Piglio al congiunto Giovanni Borgia, ma nel 1503 fu di nuovo dei Colonna ad opera della reintegrazione effettuata con decreto da Papa Pio VI, fino al 1526, quando le truppe di Papa Clemente VII, in lotta con i Colonna, misero il paese a ferro e fuoco, saccheggiandolo. Dopo Alessandro VI tutto il Lazio Meridionale, compreso il territorio di Piglio, entrò a far parte dello Stato Pontificio, in un’unica Provincia: Campagna e Marittima, il cui ordinamento amministrativo si conservò all’incirca fino al periodo napoleonico. Nel 1656 vi fu una terribile pestilenza che decimò la popolazione pigliese. Nel 1799 Piglio subì l’attacco delle truppe francesi e fu in parte distrutto. Il 20 aprile 1849 il condottiero Giuseppe Garibaldi transitò per Piglio (ed a testimonianza di ciò e’ stata affissa una targa in marmo all’inizio di Viale Umberto I) mentre accorreva a difesa della Repubblica Romana occupata dalle truppe francesi. Nel 1870, con l’occupazione di Roma da parte delle Truppe Italiane, avvenne la riunione del Lazio alla Repubblica Italiana e la proclamazione di Roma Capitale, le quattro Delegazioni (Velletri, Viterbo, Velletri e Frosinone) passarono sotto la giurisdizione della Provincia di Roma.

Con l’unita’ d’Italia, Piglio si trovò a far parte del Mandamento di Paliano, Circondario di Frosinone, Provincia di Roma, Collegio Politico di Anagni; tale assetto amministrativo rimase in vigore fino al 1927, quando la Provincia Laziale fu suddivisa nelle Province di: Roma, Viterbo, Rieti e Frosinone. La prima guerra mondiale (1915-1918) lasciò un segno indelebile sulla popolazione di Piglio, infatti numerosi furono i caduti pigliesi, per i quali e’ stata eretta, a ricordo, una lapide sotto l’arco del Castello Basso di Piglio. Il Municipio venne eretto nel 1926 e 1927 Piglio passò dalla Provincia di Roma a quella di Frosinone. Durante il periodo della dittatura fascista, Piglio seguì le sorti di tutti gli altri paesi e città del Lazio. Durante la seconda guerra mondiale, dopo la caduta del fascismo, Piglio subì bombardamenti aerei da parte degli alleati (circa il 30% degli edifici andò distrutto) per liberarlo dalle truppe tedesche. La popolazione di Piglio partecipò, anche con perdite umane, alla Resistenza.